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In questo scritto del 1809, Schelling vuole dimostrare che la libertà umana non è affatto incompatibile con il panteismo, giacché nel suo sistema essa non è né sacrificata in nome dell'ineluttabile necessità, né salvaguardata in senso puramente formale. La possibilità di scegliere tra il bene e il male non è uno scandalo, perché il secondo possiede una natura attiva e spirituale al pari del bene; il male consiste nell'inversione, che può aver luogo soltanto nell'uomo, del concreto rapporto tra principio oscuro (volontà particolare) e principio luminoso (volontà universale), una dualità di princìpi che si radica nella scissione originaria che si dà in Dio stesso tra il suo fondamento oscuro e abissale e la sua esistenza luminosa attuale; la ricongiunzione dei due princìpi può avvenire solo attraverso l'amore ed esaurisce tanto la storia della creazione quanto quella della rivelazione.